Mai come oggi vale la penna fare squadra, puntare ad un team affidato che condividendo gli obiettivi sia capace di sognare e dare risposte. Dare forma alle idee costruendo senza lasciare nulla al caso è il nostro filo rosso.
L'architettura si compie nell'essere costruita e usata. Tutto il resto è strumento funzionale a questo. Iniziare un nuovo lavoro di progettazione è per me ogni volta innamorarmi. Quando ti innamori tutto è ammesso, non pensi alla fatica alle paure, non ti tiri indietro, vuoi che ogni cosa sia fatta al meglio. Questo è lo spirito con cui affrontiamo i progetti. Poi inizia il lavoro che arte dall'ascolto delle persone e dei luoghi, attinge alle sperimentazioni, alla ricerca, alla vita di chi partecipa al progetto. Allora ti accorgi che il foglio bianco che ti trovi davanti non è affatto bianco e inizia vagliare le opportunità che inconsapevolmente hai creato, ti accorgi di non conoscerle quindi studi, domandi a tutti quelli che potrebbero saperne qualcosa.
Il progetto della pensilina ha questa storia. Nasce per creare una copertura che protegga dalla pioggia l'ingresso ad una scuola. Poi ti accorgi che si tratta di un luogo speciale perché immerso nella natura anzi, che fa della natura oggetto di studio e di racconto, quindi emerge che questa pensilina possa segnare l'ingresso al parco diventandone quindi un'icona. La semplice funzionalità lascia quindi il passo ad un oggetto che possa rispondere a tutti. La naturalezza dell'artificio diventa una caratteristica irrinunciabile per dare vita alla pensilina-foglia sostenuta da un canneto di pilastri sottili.
L'uso dei materiali pieni e veri, non verniciati, non stratificati: rame, ferro, cemento a vista, granito monolitico per l'arredo confermano il ruolo predominante della natura di questo luogo.
La forma della superficie rigata scomposta e sostenuta da pilastri mai verticali rende il costruire avventura affascinate".
TM
"Occupy w.c." è un modo per stabilire una relazione più leggera, ironica, e non accademica con alcune immagini che riflettono sul nostro tempo e sugli spazi fisici in cui agiamo la nostra esperienza".
Il progetto Occupy w.c. è realizzato da Marcello Simeone e curato da Simona Campus.
Questo loro modo simpatico e bizzarro di fare arte ha alla base una rete di rapporti, una rete di incontri. Hanno fatto visita negli studi di ITI ed intervistato l'Architetto Tobia Marcotti.
Da questa intervista viene perfettamente fuori lo spirito dell'architetto, il desiderio di lavorare e di progettare ascoltando innanzitutto il luogo dove si vive e le persone che vivono quel luogo che vedrà ospitare una nuova opera. Secondo Tobia la bellezza del lavorare ad un progetto sta anche nel rapportarsi e collaborare con tutti i soggetti coinvolti nel processo, dai collaboratori alle aziende costruttrici e per portare avanti un progetto è necessario darsi e dare sempre le ragioni a tutti. Le ragioni del cosa si vuol fare e per cosa. Nulla è lasciato al caso.
Intervista a
Tobia Marcotti
§
A cosa lavori
attualmente e quale approccio scegli nel tuo lavoro?
Attualmente noi
abbiam gran voglia di fare, questo è il punto di partenza. Purtroppo stiamo
lavorando a dei lavori che arrivano da lunga storia, cioè stiamo costruendo
delle parti di un landscape cha abbiamo progettato nel 2006, quando allora ero
giovane architetto (adesso sicuramente lo sono ma qualche anno è passato;
questo mi porta a dire che ci vuole una tenacia incredibile.
Che cos’è questo
progetto? E’ un progetto nato dalla voglia di “sfondare il foglio” e quindi
fare delle cose in cui credevamo, in cui credevo, in cui credo tutt’ora ma di
cui non conoscevo nessun aspetto. Si tratta di una piccola pensilina – sono 400
metri quadrati – che copre l’accesso ad una scuola ed è all’interno di un
parco. Quando abbiamo iniziato a fare questo progetto ci si è posta una doppia
possibilità: seguire le ipotesi di chi ci aveva commissionato questo piccolo
progetto – cioè di comprare un elemento prefabbricato – oppure di pensare a
qualcosa di diverso. Cosa è venuto fuori? Siamo in un parco, un parco molto
grande e c’è una scuola. Bisognava coprire questo spazio di attesa. Gli elementi
che hanno guidato questo piccolo progetto sono stati quelli di dire: bene! C’è
un parco e deve vedersi che questa è una tettoia all’interno di parco, perché ascoltare
il luogo dive si interviene è una cosa molto importante per noi. Quindi è
venuto fuori un canneto con delle foglie sopra, e questo, da un punto di vista
progettuale è stata una cosa molto semplice, nel senso che la partenza del
progetto è stata molto semplice; la forma è altrettanto semplice ma poi quello
che mi interessa è che queste cose poi siano costruibili. Io non sono né Renzo
Piano né Zaha Hadid…se ad un certo punto fai un progetto devi essere in grado
di portarlo in fondo, perché non c’è nessuno che ti regge la coda. Questo dal
punto di vista della costruzione ma anche dal punto di vista della capacità e
della energia di portarlo avanti. Apro una parentesi: portarlo avanti per me vuol
dire dare le ragioni a tutti, perché molto spesso quello che succede è che “questo
non puoi farlo perché c’è la legge tal dei tali…il tecnico te ne tira fuori un'altra
che non sapevi neanche che esistesse del 1921…ma ci sono i beni ambientali…ma
abbiamo finito i soldi ma in realtà non è vero perché li stiamo usando da un’altra
parte e non si capisce bene…” allora, estrema energia, non fermarsi mai. Una
delle cose che io sogno ogni volta che mi innamoro di un progetto è proprio
quella di sfondare il foglio, non dare nulla per scontato e guardare oltre. Con
estremo realismo.
Questo è uno dei
progetti che stiamo seguendo, è in fase di costruzione, la parte interessante è
che dal punto di vista geometrico è molto complesso. Quindi vuol dire che non
ci sono pilastri dritti, travi dritte…è tutto storto. E questo vuol dire che
dal punto di vista della risoluzione tecnica dei nodi c’è stato un
approfondimento che è andato oltre all’idea iniziale del progetto che si
ispirava al luogo ed accompagnava questo luogo.
L’altro è invece
un intervento residenziale, sono tre palazzine, è un intervento per appartamenti
nella provincia di Milano; anche qui c’è stato un approccio molto simile che è
partito dal desiderio di sfruttare le risorse economiche che avevamo e quindi
di trovare delle scelte che potessero essere molto mirate al risparmio per
poter reinvestire su un fronte che potesse essere quello di dare una bellezza a
questo luogo che fosse fatta anche di scelte un po’ ardite per la tipologia
edilizio di cui si parla. Quindi in tutti gli elementi che abbiamo scelto,
dalla copertura, come si passa dal parcheggio interrato alla scala attraverso
un patio che in realtà è un pozzo luce dove uno non perde mai di vista il
cortile che diventa il luogo centrale attraverso la vitta di tutti gira; il
desiderio di orientare tutte le scale di questo luogo affinché il percorso di
tutte le persone che entrano e che arrivano a casa loro non sia semplicemente
un imbuto che ti spara fuori dalla macchina ed entri in casa senza esserti
neanche essertene reso conto perché passi attraverso un filtro R.E.I. ecc…
Quindi, in questo caso, proprio il discorso dell’ascolto delle persone che
vivono questo luogo.
Io, ripensando a
quello che è per me fare questo mestiere, mi sono dato un po’ questa risposta:
ho proprio voglia di immaginare di dare forma a delle idee costruendole, senza
lasciare nulla al caso. In parte questo ve l’ho già raccontato, si tratta di:
1. Avere delle idee. Se non abbiamo
delle idee è inutile dare forma a niente perché le forme che daremo non
racconteranno nulla;
2. Se siamo stati in grado di avere
delle idee e di darli una forma l’importante è anche costruirle. Noi non siamo
scrittori che imbrattiamo dei fogli ma alla fine dobbiamo costruire.
Quindi anche la tecnica e la
capacità di risolvere degli aspetti che tengono dentro la forza che c’è nella
natura, che vuol dire il peso delle cose, la resistenza dei materiali, il fatto
che alcuni si piegano e altri no, che si incastrano, che si reggono…incanalare
le forze. Questa per me è una cosa molto importante. Quindi l’aspetto della costruzione
è un aspetto molto importante. Probabilmente vale la pena riaprire
queste tre parole che sono: idee, forma, costruire, e nulla è lasciato al caso.
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