Occupy w.c. - Biennale Architettura “Fundamentals” 2014 Venezia



"KEEP MOVING. Siamo la vita che viviamo, gli incontri che facciamo, le domande che ci spingono a studiare a conoscere a capire puntando ad una eccellenza che in primo luogo soddisfi.
Mai come oggi vale la penna fare squadra, puntare ad un team affidato che condividendo gli obiettivi sia capace di sognare e dare risposte. Dare forma alle idee costruendo senza lasciare nulla al caso è il nostro filo rosso.
L'architettura si compie nell'essere costruita e usata. Tutto il resto è strumento funzionale a questo. Iniziare un nuovo lavoro di progettazione è per me ogni volta innamorarmi. Quando ti innamori tutto è ammesso, non pensi alla fatica alle paure, non ti tiri indietro, vuoi che ogni cosa sia fatta al meglio. Questo è lo spirito con cui affrontiamo i progetti. Poi inizia il lavoro che arte dall'ascolto delle persone e dei luoghi, attinge alle sperimentazioni, alla ricerca, alla vita di chi partecipa al progetto. Allora ti accorgi che il foglio bianco che ti trovi davanti non è affatto bianco e inizia vagliare le opportunità che inconsapevolmente hai creato, ti accorgi di non conoscerle quindi studi, domandi a tutti quelli che potrebbero saperne qualcosa.
Il progetto della pensilina ha questa storia. Nasce per creare una copertura che protegga dalla pioggia l'ingresso ad una scuola. Poi ti accorgi che si tratta di un luogo speciale perché immerso nella natura anzi, che fa della natura oggetto di studio e di racconto, quindi emerge che questa pensilina possa segnare l'ingresso al parco diventandone quindi un'icona. La semplice funzionalità lascia quindi il passo ad un oggetto che possa rispondere a tutti. La naturalezza dell'artificio diventa una caratteristica irrinunciabile per dare vita alla pensilina-foglia sostenuta da un canneto di pilastri sottili.
L'uso dei materiali pieni e veri, non verniciati, non stratificati: rame, ferro, cemento a vista, granito monolitico per l'arredo confermano il ruolo predominante della natura di questo luogo.
La forma della superficie rigata scomposta e sostenuta da pilastri mai verticali rende il costruire avventura affascinate".
TM


"Occupy w.c." è un modo per stabilire una relazione più leggera, ironica, e non accademica con alcune immagini che riflettono sul nostro tempo e sugli spazi fisici in cui agiamo la nostra esperienza".
Il progetto Occupy w.c. è realizzato da Marcello Simeone e curato da Simona Campus.
Questo loro modo simpatico e bizzarro di fare arte ha alla base una rete di rapporti, una rete di incontri. Hanno fatto visita negli studi di ITI ed intervistato l'Architetto Tobia Marcotti.


Da questa intervista viene perfettamente fuori lo spirito dell'architetto, il desiderio di lavorare e di progettare ascoltando innanzitutto il luogo dove si vive e le persone che vivono quel luogo che vedrà ospitare una nuova opera. Secondo Tobia la bellezza del lavorare ad un progetto sta anche nel rapportarsi e collaborare con tutti i soggetti coinvolti nel processo, dai collaboratori alle aziende costruttrici e per portare avanti un progetto è necessario darsi e dare sempre le ragioni a tutti. Le ragioni del cosa si vuol fare e per cosa. Nulla è lasciato al caso.



Intervista a Tobia Marcotti

§  A cosa lavori attualmente e quale approccio scegli nel tuo lavoro?

Attualmente noi abbiam gran voglia di fare, questo è il punto di partenza. Purtroppo stiamo lavorando a dei lavori che arrivano da lunga storia, cioè stiamo costruendo delle parti di un landscape cha abbiamo progettato nel 2006, quando allora ero giovane architetto (adesso sicuramente lo sono ma qualche anno è passato; questo mi porta a dire che ci vuole una tenacia incredibile.
Che cos’è questo progetto? E’ un progetto nato dalla voglia di “sfondare il foglio” e quindi fare delle cose in cui credevamo, in cui credevo, in cui credo tutt’ora ma di cui non conoscevo nessun aspetto. Si tratta di una piccola pensilina – sono 400 metri quadrati – che copre l’accesso ad una scuola ed è all’interno di un parco. Quando abbiamo iniziato a fare questo progetto ci si è posta una doppia possibilità: seguire le ipotesi di chi ci aveva commissionato questo piccolo progetto – cioè di comprare un elemento prefabbricato – oppure di pensare a qualcosa di diverso. Cosa è venuto fuori? Siamo in un parco, un parco molto grande e c’è una scuola. Bisognava coprire questo spazio di attesa. Gli elementi che hanno guidato questo piccolo progetto sono stati quelli di dire: bene! C’è un parco e deve vedersi che questa è una tettoia all’interno di parco, perché ascoltare il luogo dive si interviene è una cosa molto importante per noi. Quindi è venuto fuori un canneto con delle foglie sopra, e questo, da un punto di vista progettuale è stata una cosa molto semplice, nel senso che la partenza del progetto è stata molto semplice; la forma è altrettanto semplice ma poi quello che mi interessa è che queste cose poi siano costruibili. Io non sono né Renzo Piano né Zaha Hadid…se ad un certo punto fai un progetto devi essere in grado di portarlo in fondo, perché non c’è nessuno che ti regge la coda. Questo dal punto di vista della costruzione ma anche dal punto di vista della capacità e della energia di portarlo avanti. Apro una parentesi: portarlo avanti per me vuol dire dare le ragioni a tutti, perché molto spesso quello che succede è che “questo non puoi farlo perché c’è la legge tal dei tali…il tecnico te ne tira fuori un'altra che non sapevi neanche che esistesse del 1921…ma ci sono i beni ambientali…ma abbiamo finito i soldi ma in realtà non è vero perché li stiamo usando da un’altra parte e non si capisce bene…” allora, estrema energia, non fermarsi mai. Una delle cose che io sogno ogni volta che mi innamoro di un progetto è proprio quella di sfondare il foglio, non dare nulla per scontato e guardare oltre. Con estremo realismo.
Questo è uno dei progetti che stiamo seguendo, è in fase di costruzione, la parte interessante è che dal punto di vista geometrico è molto complesso. Quindi vuol dire che non ci sono pilastri dritti, travi dritte…è tutto storto. E questo vuol dire che dal punto di vista della risoluzione tecnica dei nodi c’è stato un approfondimento che è andato oltre all’idea iniziale del progetto che si ispirava al luogo ed accompagnava questo luogo.
L’altro è invece un intervento residenziale, sono tre palazzine, è un intervento per appartamenti nella provincia di Milano; anche qui c’è stato un approccio molto simile che è partito dal desiderio di sfruttare le risorse economiche che avevamo e quindi di trovare delle scelte che potessero essere molto mirate al risparmio per poter reinvestire su un fronte che potesse essere quello di dare una bellezza a questo luogo che fosse fatta anche di scelte un po’ ardite per la tipologia edilizio di cui si parla. Quindi in tutti gli elementi che abbiamo scelto, dalla copertura, come si passa dal parcheggio interrato alla scala attraverso un patio che in realtà è un pozzo luce dove uno non perde mai di vista il cortile che diventa il luogo centrale attraverso la vitta di tutti gira; il desiderio di orientare tutte le scale di questo luogo affinché il percorso di tutte le persone che entrano e che arrivano a casa loro non sia semplicemente un imbuto che ti spara fuori dalla macchina ed entri in casa senza esserti neanche essertene reso conto perché passi attraverso un filtro R.E.I. ecc… Quindi, in questo caso, proprio il discorso dell’ascolto delle persone che vivono questo luogo.
Io, ripensando a quello che è per me fare questo mestiere, mi sono dato un po’ questa risposta: ho proprio voglia di immaginare di dare forma a delle idee costruendole, senza lasciare nulla al caso. In parte questo ve l’ho già raccontato, si tratta di:
1.     Avere delle idee. Se non abbiamo delle idee è inutile dare forma a niente perché le forme che daremo non racconteranno nulla;
2.     Se siamo stati in grado di avere delle idee e di darli una forma l’importante è anche costruirle. Noi non siamo scrittori che imbrattiamo dei fogli ma alla fine dobbiamo costruire.
    Quindi anche la tecnica e la capacità di risolvere degli aspetti che tengono dentro la forza che c’è nella natura, che vuol dire il peso delle cose, la resistenza dei materiali, il fatto che alcuni si piegano e altri no, che si incastrano, che si reggono…incanalare le forze. Questa per me è una cosa molto importante. Quindi l’aspetto della costruzione è un aspetto molto importante. Probabilmente vale la pena riaprire queste tre parole che sono: idee, formacostruire, e nulla è lasciato al caso.








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